Revisione a cura di Martina Di Palma
Quali sono gli ostacoli nella traduzione della letteratura per l’infanzia?
Tutti noi portiamo nel cuore libri e racconti che ci hanno accompagnato durante la crescita e hanno plasmato gli adulti che siamo oggi. Conserviamo come dei tesori quei ricordi legati ai personaggi e alle storie che hanno fatto parte della nostra quotidianità, ma ci siamo mai davvero resi conto di cosa significa avere la responsabilità di riportare questi testi in un'altra cultura? Quando per la mia tesi triennale ho dovuto scegliere un libro da tradurre, non ho avuto dubbi sul genere da affrontare: la poetica per l’infanzia. Nonostante fosse la prima volta che mi approcciavo alla traduzione della letteratura per l’infanzia e della produzione poetica destinata ai più piccoli, ho da subito colto questa opportunità per mettermi in gioco e toccare con mano le insidie e le gioie della professione del traduttore. Ho imparato molto da quest’ esperienza; quindi, eccomi pronta a darvi alcuni consigli.
Da Peter Pan a Harry Potter, basta poco per rendersi conto che la letteratura per l'infanzia è una porzione dell'editoria estremamente prolifica e rappresenta, senza dubbio, anche un settore molto interessante in termini di traduzione. Basti pensare al fatto che i dati ISTAT dimostrano che solo nel 2020, nel nostro Paese, sono stati pubblicati 7.289 libri, ma gli autori italiani che scrivono abitualmente libri per ragazzi sono solo 375. Risulta, quindi, evidente che la traduzione rappresenta una risorsa fondamentale per l'editoria italiana. Ovviamente tradurre per i bambini è importante tanto quanto tradurre per gli adulti: ciò che conta è garantire la massima fruibilità dei migliori titoli al mondo.
Vi siete mai chiesti come un traduttore adulto possa trovare le parole giuste per comunicare con i bambini-lettori?
Per comprendere bene la complessità di questa letteratura diamo un rapido, e spero non troppo noioso, sguardo alla sua storia.
La letteratura per l’infanzia affonda le sue radici nella narrativa mitica e popolare, influenzata nel tempo sia dalla letteratura edificante (per esempio, le favole di Esopo e la letteratura religiosa) sia dalla letteratura didascalica. Tuttavia, è solo con l’illuminismo che in Europa nasce una letteratura rivolta esclusivamente ai bambini: raggiunge il suo apice nell’800 grazie all’introduzione dell’istruzione obbligatoria e a una maggior accessibilità ai libri. Sin da subito è stato un genere letterario dai confini fluidi, tanto da creare problemi persino nella scelta di un nome: si parla di letteratura per, dell’ o sull’ infanzia? In italiano si preferisce parlare di letteratura per l'infanzia, suggerendo quindi una destinazione d’uso e assegnando anche un chiaro obiettivo da raggiungere.
Si tratta di un genere che è stato a lungo considerato inferiore e, se ci si ferma alle apparenze, può sembrare semplice ma in realtà nasconde molte insidie per i traduttori. Vediamone alcune:
Definire il destinatario
Innanzitutto, è importante comprendere che la letteratura per l’infanzia non è un genere separato dalla letteratura per adulti ma, al contrario, ne fa parte. Comprende, in realtà, una molteplicità di generi diversi (basti pensare alla poesia e al teatro per ragazzi, per citarne alcuni) e sono i lettori a rappresentare la differenza fondamentale.
Come per qualsiasi altro genere letterario bisogna considerare età e background culturale dei potenziali lettori, ma esiste un lettore bambino oggettivo e unico? Il problema risiede a monte: come si definisce l’infanzia?
“Di tutte le età l’infanzia è quella più chiaramente in divenire, delimitabile attraverso la metafora del labirinto poiché in essa necessariamente entriamo, ma da essa non siamo certi di uscire, di viverla, di superarla.”
(Elena Paruolo in Letterature per l'infanzia)
L’infanzia, infatti, assume significati diversi a seconda dei paesi e dei momenti storici. È una categoria ambigua e mutevole. La dissimmetria evidente tra lo scrittore adulto e il lettore bambino riguarda, dunque, anche la traduzione, poiché se gli autori dei libri sono adulti, lo sono anche i traduttori. In questo settore, il traduttore può decidere di intervenire sul testo partecipando, in maniera più o meno attiva, alla produzione del significato, fondendo le proprie opinioni e le immagini d’infanzia con quelle del paese originario del testo, alle mode del momento e alle esigenze del mercato. Di qui si distinguono due correnti di pensiero: la prima rivendica equivalenza e fedeltà all’originale, condannando ogni forma di adattamento; la seconda suggerisce che i cambiamenti apportati non solo sono legittimi, ma a volte necessari poiché, nonostante si crei una versione meno fedele all’originale, questa risulta essere più leale verso il pubblico di arrivo. La manipolazione, tuttavia, diventa negativa quando le traduzioni sono usate come mezzo pedagogico oppure per scopi ideologici.
Le illustrazioni
Ricorrere all’arte per rendere più attraenti i libri è una strategia che risale sino all’antichità ma l’illustrazione dell’infanzia è nata ufficialmente solo nel 1658 a Norimberga con l’Orbis Sensualim Pictus, un libro di testo in latino ricco di illustrazioni a scopo didattico. Da allora grandi artisti e gli autori stessi hanno contribuito alla realizzazione delle illustrazioni per i libri. Le immagini che arricchiscono il testo sono molto spesso parte integrante della storia e, in un gioco di continui richiami e rimandi, forniscono nuove informazioni e stimolano la fantasia del lettore. Nel processo traduttivo è, quindi, essenziale rispettare questa interazione tra due linguaggi che contribuiscono alla creazione di un prodotto complesso e completo, senza perdere alcun riferimento visivo.
Linguaggio vicino all'oralità
Mantenere una sintassi semplice e lineare è la chiave per avvicinarsi al linguaggio del bambino: è importante cercare di emulare l’oralità. Tuttavia, non bisogna sottovalutare i nostri lettori! I libri non solo stimolano la creatività ma anche l’apprendimento del giovane lettore, grazie alla presenza di parole nuove e immagini. È fondamentale trovare un compromesso tra una lingua scorrevole e un vocabolario stimolante. Gli elementi lessicali più comuni che mettono in difficoltà un traduttore sono le ripetizioni, i giochi di parole e i nomi propri. Quante volte da bambini abbiamo imparato una nuova parola semplicemente leggendo un libro di filastrocche?
Tradurre i nomi propri
Nella letteratura per l’infanzia è molto comune ricorrere a nomi propri dotati di una forte semanticità: dei veri e propri nomen loquens. I nomi che sono stati pensati per divertire o semplicemente per colpire i giovani lettori non devono essere appiattiti dalla traduzione verso la lingua meta. Basti pensare al caso della saga di Harry Potter: l’autrice istituì concorsi e premi per i lettori di varie nazionalità così da ottenere dei suggerimenti validi per le rese traduttive dei nomi dei personaggi. Un altro esempio ideale è rappresentato dai numerosi personaggi delle fiabe Disney, perfettamente adattati in ogni lingua. Inoltre, in passato si tendeva a tradurre i nomi nelle opere letterarie poiché considerato utile per la maggiore scorrevolezza dell’opera, mentre, al giorno d’oggi, si preferisce lasciarli immutati. In questo caso le immagini che corredano il testo possono rivelarsi un asso nella manica e una risorsa da cui attingere per tradurre i nomi propri affidandosi ad un riferimento visivo.
Fiere e festival
Ma dove andare per avvicinarsi a questo mondo colorato e magico? In Italia i festival e le fiere dedicate al settore della letteratura per ragazzi sono tantissimi e tutti più che meritevoli della nostra attenzione.
Per gli addetti ai lavori, una meta imperdibile è senza dubbio la Bologna Children's Book Fair. Si tratta di uno degli eventi più importanti a livello europeo: è dedicato esclusivamente alla letteratura per ragazzi e ogni anno ospita editori, scrittori, illustratori e traduttori di tutto il mondo per presentare le ultime novità. Rappresenta un luogo unico in cui conoscere esperti e imparare ad aprirsi verso nuovi punti di vista grazie ai numerosi eventi organizzati.
Per un elenco completo e aggiornato vi invito a visitare la pagina di TrovaFestival dedicata all'editoria, in modo da avere sempre un calendario sottomano e non perdere nemmeno un incontro.
Abbracciare il bambino che è in noi
E vi chiederete, anche bazzicando nel settore, come posso essere sicuro che la mia traduzione sia apprezzabile da un pubblico di bambini?
L'ideale sarebbe avere un piccolo lettore, magari un fratellino o una sorellina, a cui leggere le nostre traduzioni, così da valutare insieme il testo finale. Tuttavia, se non si ha questa possibilità, il mio consiglio è quello di cercare dentro di sé il piccolo lettore che è cresciuto leggendo avidamente racconti e albi illustrati, immaginando, quindi, di sottoporre le traduzioni al severo giudizio del bambino che si è stati.
Ho imparato che il segreto per colmare la distanza tra lo scrittore adulto e il lettore bambino è appunto non eliminarla affatto, ma usarla come un sentiero da seguire e da conoscere per creare la traduzione ideale; bisogna mettere in dubbio anche la più sicura delle certezze. La chiave per una buona traduzione è far ricorso alla propria creatività ma soprattutto, in questo caso specifico, divertirsi e non dimenticare mai che il compito dei traduttori è anche quello di diffondere questa letteratura e dare nuova vita e nuove speranze alle parole di autori che dedicano la propria carriera a sensibilizzare ed educare i più piccoli.
Quindi, non avete più scuse per definire questa letteratura inferiore. Non vi resta che mettervi in gioco!
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